Réfractions, recherches et expressions anarchistes
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Proudhon, Carl Schmitt e la sinistra radicale
Édouard Jourdain
Article mis en ligne le 15 juillet 2017

Approfondimenti. Édouard Jourdain, « Proudhon, Carl Schmitt e la sinistra radicale »

La posta in gioco intorno a una critica del liberalismo

da : "Réfractions", n° 27, autunno 2011

Traduzione di Ario Libert


Il decennio successivo alla caduta del muro di Berlino, che si accompagna ad un tentativo di rinnovamento teorico per un progetto politico alternativo al capitalismo e alla democrazia liberale, costituisce un periodo in cui i pensatori di sinistra sono alla ricerca degli strumenti adeguati allo stesso tempo sia di diagnosticare il nuovo dato politico mondiale sia di pensare un socialismo che abbia tratto le dovute lezioni dal XX secolo. Mentre il decennio viene a confermare la nascita di un nuovo ordine mondiale in cui liberalismo e democrazia liberale sembrano consolidare la loro egemonia, hanno luogo gli attentati dell’11 settembre.

Quest’avvenimento ha diverse notevoli ripercussioni sulla maggior parte dei teorici critici di sinistra ; innanzitutto, pone fine al mito della fine della storia, e mostra, certo per il peggio, che democrazia liberale e capitalismo non permettono la pacificazione del mondo. D’altra parte, rilancia l’interesse per il diritto, soprattutto nel suo rapporto con lo stato d’eccezione, e per le conseguenze politiche implicate dalla designazione del terrorista come nuovo nemico della democrazia. Qui si svelerebbe la vera natura della democrazia liberale nella necessità che essa avrebbe nel designare un nemico interno o esterno (è il caso della designazione degli "Stati canaglia"). La sicurezza rimarrebbe così più che mai il paradigma centrale mobilitato allo scopo di preservare un ordine nazionale e internazionale minacciato dalle sue proprie contraddizioni (le contraddizioni del capitalismo sono così estese o trasposte alla democrazia liberale). Inoltre, l’11 settembre segna ciò che si è voluto chiamare, a torto o a ragione, il "ritorno del religioso" incarnato soprattutto dai fondamentalismi monoteistici. Si tratta allora per i pensieri critici di collocarsi sul terreno di questi fondamentalismi sia per meglio combatterli, sia per meglio appropriarsi del loro potenziale rivoluzionario. Anche qui la revisione del marxismo si compie nel senso di un’attenzione del tutto particolare al fenomeno religioso : non si tratta più di considerarlo come un semplice prodotto dell’infrastruttura. La teologia è di nuovo presa sul serio, permettendo al contempo di fornire gli strumenti concettuali per una nuova interpretazione e una nuova trasformazione del mondo.

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LINK al post originale : http://refractions.plusloin.org/IMG/pdf/2708.pdf


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